GROTTA DEL VENTO

GROTTA DEL VENTO

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Escursioni dalla Grotta del Vento

Fornovolasco - 5 min. in auto

Pittoresco paesino situato in fondo ad una stretta vallata alla confluenza di tre torrenti. In linea d’aria dista 600 metri dalla Grotta del Vento (Km. 2,5 di strada carrozzabile, poco più di un chilometro di sentiero pedonale). Ognuno dei tre torrenti ha origine da grosse sorgenti carsiche (Battiferro, Chiesaccia e Buca del Tinello), punti di affioramento di acque provenienti da bacini sotterranei in gran parte sconosciuti. Il paese è caratterizzato da sobrie abitazioni in pietra che si affacciano sui torrenti e sugli stretti vicoli, molti dei quali si sviluppano, coperti, sotto le case, forse per facilitare gli spostamenti quando, in un passato abbastanza recente, le nevicate erano molto abbondanti, superando talvolta il metro di spessore. Numerosi gli archi in pietra (calcare cavernoso, localmente detto “caproniccio”) una roccia porosa ma molto resistente, facilmente modellabile a colpi di scalpello.

La particolare posizione del paese, circondato come è da versanti molto ripidi che rendono difficoltosa qualsiasi attività agricola, è dovuta alla presenza dei copiosi torrenti in grado di fornire l’energia necessaria per il funzionamento di almeno tre ferriere, nelle quali si lavorava il metallo proveniente dalle miniere di Trimpello, situate nei pressi della Grotta del Vento. L’attività estrattiva fu particolarmente intensa nel periodo rinascimentale.

Un’ora è in genere sufficiente per una rapida visita del paese.

Monte Forato - 3 min. auto + 3,5 ore a a piedi

Si tratta di un rilievo singolarissimo, situato sulla spartiacque che divide la valle del Serchio dalla Riviera della Versilia, costituito da due vette, alte poco più di 1200 metri, collegate tra loro da un gigantesco arco di pietra calcarea alto quasi trenta metri e largo trentadue, attraverso il quale si ammira un bella veduta sulla valle del torrente Versilia e su un tratto di costa tirrenica. Lo spessore del ponte naturale è di otto metri anche se, data l’ampiezza dell’arco, vedendolo dal basso sembra molto più sottile. Splendido anche il panorama dalla vetta sud: l’arco visto dall’alto assume un aspetto insolito e particolarmente suggestivo. Poco più distante si può ammirare il profilo inconfondibile del massiccio delle Panie; sullo sfondo la vista spazia ad occidente fino al mare, ad oriente fino alle cime dell’Appennino Tosco-Emiliano.

L’origine dell’arco del Monte Forato si spiega col progressivo assottigliamento di una cresta calcarea più spessa alla sommità che nella parte immediatamente sottostante. Quest’ultima, aggredita dall’azione erosiva delle intemperie, ha finito per sfondarsi isolando il ponte naturale.

Per raggiungere il Monte Forato conviene lasciare l’auto presso il secondo ponte (“ponte giallo”) che si incontra lungo la strada che dalla Grotta del Vento conduce a Fornovolasco, e imboccare il sentiero n° 6 e percorrerlo fino alla Foce di Petrosciana (m. 960 s.l.m. circa 90 minuti di cammino), suggestivo valico dal quale si può ammirare il massiccio torrione del m. Procinto. Si prosegue quindi lungo la cresta in direzione N, fino a giungere in vista di una “via ferrata” adatta solo agli esperti; qui si lascia la cresta e si prosegue sulla destra per tracce di sentiero in saliscendi (più sali che scendi), fino a giungere improvvisamente in vista dell’arco: una veduta suggestiva e indimenticabile sia per la maestosità dell’insigne monumento naturale, sia per l’assoluta perfezione delle sue forme.

Al ritorno conviene percorrere il sentiero N°12, scendendo in breve fino alla “Casa del Monte Forato”, recentemente restaurata, che in un prossimo futuro dovrebbe essere trasformata in rifugio alpino. Continuando a lungo il sentiero n° 12, dopo una lunga discesa ci si immette di muovo sul sentiero n°6, già percorso all’andata. Ancora dieci minuti e si raggiunge il “ponte giallo”, punto di partenza di questa escursione. In tutto, tra andata e ritorno, ci vogliono almeno quattro ore.

Suggestivo il fenomeno del “doppio tramonto” che si può ammirare due volte all’anno da varie località del versante garfagnino purché siano in vista dell’arco, come Barga, Fornovolasco, Trassilico, San Pellegrinetto, ecc. Prima di scomparire sotto l’orizzonte il sole, nascosto per alcuni attimi dallo spessore del ponte naturale, riappare attraverso l’arco per una manciata di secondi proiettando sulla valle un potente raggio di luce.

Eremo di Calomini - 18 min. di auto

Dalla Grotta del Vento si scende in direzione di Gallicano per 9 Km a quel punto sulla sinistra si stacca una piccola strada che in un altro chilometro raggiunge l'eremo.

L’origine di questo tempio si perde nella notte dei tempi. Per quanto si sa, pare che il primo luogo di culto sia stato una piccola cavità naturale ampliata a colpi di scalpello circa 1400 anni fa. È però difficile pensare che la grande suggestione del luogo, la temperatura sempre mite e la presenza di una sorgente fresca e copiosa, siano passate inosservate agli uomini preistorici prima, ai Liguri ed agli Etruschi poi, specie se si considera che questi ultimi dedicarono al culto un’altra importante cavità avente caratteristiche analoghe: la Buca di Castelvenere, presso Cardoso (Gallicano), dove sono stati trovati oltre ottanta bronzetti votivi. Se fosse possibile scavare sotto l’abside della chiesa settecentesca, probabilmente verrebbero alla luce preziose testimonianze di questo remoto passato, ma la cosa è ovviamente improponibile perché comporterebbe, tra l’altro, proprio la distruzione di quel gioiello dell’arte barocca che è l’altare maggiore.

Chi ha la fortuna di poter visitare l’Eremo è può vedere due cavità sotterranee le cui pareti recano ovunque i segni evidenti dei colpi di scalpello. In una di esse, accessibile dalla chiesa, c’è una singolare sacrestia arredata con bellissimi mobili seicenteschi adattati all’andamento della roccia. L’altra, distaccata dal corpo principale del santuario, ospita invece la cosiddetta “chiesa antica”, cui si accede attraverso il rustico edificio della foresteria. Il nome deriva dalla errata convinzione che questo sia stato il primo luogo di culto. È invece molto più probabile che i riti cristiani abbiano avuto inizio nella cavità assai più ampia nella quale sorge la chiesa attuale. Oggi questa cavità non è visibile in quanto è stata completamente rivestita dalle opere murarie e da pregevoli arredi in stile barocco.
Molto interessanti anche l’antica cucina dei frati e le celle, arredate con francescana sobrietà, che fino a qualche anno fa si potevano ancora visitare. La suggestione del luogo e l’atmosfera mistica non erano soltanto un’attrazione turistica, ma anche e soprattutto un modo per rapportarsi con la bellezza e la perfezione del Creato, avvicinando anche le persone più refrattarie al richiamo della religione cristiana.

Oggi purtroppo, di tutto il complesso, è possibile visitare soltanto la chiesa, e solo in occasione della messa domenicale e delle principali ricorrenze religiose. Nei giorni feriali il cancello è quasi sempre chiuso, ma anche quel poco che si può vedere attraverso le sbarre di ferro può essere appagante.

Da più parti si auspica che la Curia restituisca alla pubblica fruizione questo gioiello, prezioso sia dal punto di vista puramente turistico che religioso.

La foresteria che affianca la chiesa ospitava un ristorante nel quale si potevano gustare numerose specialità della cucina garfagnina. Anche questo è stato chiuso, ma i gestori ne hanno aperto un altro a soli 400 metri di distanza, alla base dell’estremità orientale della parete che sovrasta il santuario, realizzando inoltre diverse camere per i turisti e i pellegrini che vogliono pernottare in un luogo così suggestivo.


Monte Croce - 35 min. in auto + 3 ore complessive a piedi

Veduta del gruppo delle Panie dal M. Croce
Veduta del gruppo delle Panie dal M. Croce

Dalla Grotta del Vento si sale in auto fino a San Pellegrinetto. Si prosegue a piedi verso sud oltrepassando una baracca metallica e proseguendo lungo una mulattiera che, dopo 500 metri, raggiunge una pista trattorabile. La si segue per una settantina di metri, poi si imbocca sulla destra un sentiero che costeggia un’ampia cresta boscosa, prima in salita, quindi per un breve tratto in discesa, fino alla Foce del Termine (m. 1119), segnata da un antico cippo di confine tra il Ducato di Modena e il Granducato di Toscana. Si prosegue nella stessa direzione fino al valico prativo (m. 1161, un’ora a piedi dall’auto) situato alla base del M. Croce dal quale, percorrendo un ampio spallone erboso si raggiunge facilmente la vetta in una ventina di minuti.

Dal valico alla vetta il paesaggio è splendido: il prato che copre la cuspide del monte, uno dei pascoli più estesi delle Apuane, durante la primavera si imbianca di profumatissime giunchiglie. Nel grandioso panorama, che nelle giornate più limpide comprende le montagne della Corsica, il Tirreno, la costa versiliese e l’appennino Tosco-Emiliano, spicca verso nord la mole imponente del vicino massiccio delle Panie, con il suo elegante profilo e i vertiginosi precipizi che dall’azzurro del cielo sprofondano le loro radici nel verde cupo della vallata.

Marco Verole Bozzello
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